“Ho fatto queste fotografie in chiave completamente diversa da quelle ad esempio di Mario Giacomelli, che ha avuto una visione lirica, poetica ed interpretativa. La mia, al contrario, è documentativa” (cfr. "Scanno").

Riprendendo il lavoro già fatto a Luzzara, e in altri libri, Gianni Berengo Gardin si dedica a fotografare il paese di Scanno in Abruzzo. Anche a Scanno, il paese è cambiato ma nel centro storico “si ritrova quell’atmosfera irreale, i grandi silenzi, le donne nei loro costumi che camminano sfiorando il terreno, sbucano da una porta, attraversano una strada, scompaiono in un vicolo”. Le foto mostrano le piccole attività artigianali, le donne vestite di nero, le persone in Chiesa, la processione, le stanze scure con i letti in ferro che ricordano un altro bel libro di Berengo Gardin, “Dentro le case”. Fra una foto e l’altra ci mostra la gelateria, le fioriste vestite alla moda, il concerto, due giovani sottobraccio, il premio letterario. È il boom economico che preme e stravolge le città, i paesi, anche quelli sperduti. La modernità, qui, è rimasta fuori dal centro ma è lì che aspetta, è solo una questione di tempo, di poco tempo. È però ormai lontana l'epoca delle lotte per i diritti dei malati di “Morire di Classe” (anche se anche in seguito altre importanti battaglie lo vedranno protagonista), il mondo è cambiato portando contraddizioni ma anche benessere, e quindi il lavoro non è “nostalgico né aggressivamente di denuncia, […] si limita a mettere in relazione usi e costumi delle nuove generazioni con ciò che resta della vita” tradizionale (cfr. Sivana Turzio in “Gianni Berengo Gardin il libro dei libri” 136). "Scanno" è quindi un libro delicato dove il fotografo semplicemente registra, dimostrando, come sempre, "affezione per gli esseri umani [...] e un'insaziabile curiosità" (Peter Galassi in "il libro dei libri" 13).

 

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Per leggere l’articolo del blog “Cerati Carla, Berengo Gardin Gianni, Basaglia Franco, Ongaro Franca - Morire di Classe” clicca qui

Per acquistare “Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin” clicca qui

 

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Bibliografia:

Gianni Berengo Gardin. Il libro dei libri 13 e 135-137

 

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