Oggi presentiamo il libro di un artista che ha fatto della marcata sperimentazione la sua principale caratteristica. Paolo Gioli (Sarzano (Rovigo), 1942), infatti, si interessa di regia, pittura ma soprattutto di fotografia anche se utilizza e accosta simultaneamente le tecniche di queste arti.

Il libro è “Spiracolografie” stampato dalle edizioni Il Diaframma nel 1978, un volumetto di difficile reperibilità di soli 10 cm x 10 cm. composto da 32 pagine non numerate.

“Paolo Gioli” per realizzare le foto di questo volume, “usa un normale bottone, di quelli che si chiamano «automatici» e sono due piccolissimi bernoccoli di ferro: il primo s'incastra nel secondo e cosi tengono. Nel secondo, perché possa sfuggire l'aria quando il primo s'incastra, si trova sul culmine un forellino minuscolo. Gioli, che di fotografia se ne intende, [...] sa che un forellino è anche un obiettivo senza lente chiamato foro stenopeico" (dalla prefazione di Ando Gilardi). La camera a foro stenopeico consente a Gioli di ottenere “una vasta gamma di effetti, da un massimo di nitidezza e precisione del dettaglio, sino ad una più soffusa ed indistinta atmosfera” (Dragone “Paolo Gioli” 22).

Questa forte sperimentazione, partendo dal recupero di tecniche primordiali della fotografia, consente a Gioli di sottolineare l’ambiguità della fotografia stessa “da un lato il fatto di essere raffigurazione di una qualche realtà, dall’altro di esserne una interpretazione” (cfr. Dragone “Paolo Gioli” 1).

Per Zannier, "Gioli con le sue incredibili invenzioni [...] ha compiuto una ironizzazione del mezzo fotografico" (Zannier 70 anni di fotografia in Italia 168).

 

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Bibliografia:

Zannier Italo, 70 anni di fotografia in Italia, Modena, Punto e virgola, 1978  168

Dragone Piergiorgio, Paolo Gioli, Milano, Editphoto, 1977  1, 22

Gilardi Ando, Prefazione di “Spiracolografie”

 

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